Sanità in Calabria: la prova di un fallimento

“La sanità è la prova di un fallimento. Essere giunti al punto di emergenza odierna, senza una programmazione fatta di merito, buon senso e controlli, ha dell’incredibile. Per questo ho auspicato, fin da quando si è appreso dell’enorme debito, che il Governo evitasse negoziati sottobanco e commissariasse la sanità. Quando asserisco che in Calabria la politica è vecchia e che c’è bisogno di una svolta, intendo dire che una cultura politica nata agli inizi degli Anni ‘70, incapace di autoriforme e di nuovi slanci nel corso dei decenni, mostra oggi, in tutti i settori e drammaticamente nella sanità, i segni del logoramento attraverso l’impotenza a trovare rimedi urgenti. Siamo di fronte a una politica prigioniera dei suoi stessi metodi clientelari che soccombe dinanzi ai nodi venuti al pettine. Nodi che lasciano, purtroppo, la società calabrese in balìa delle peggiori conseguenze. Invece di perdere tempo a fare leggi inutili, si sarebbe dovuto approvare un nuovo Piano sanitario per organizzare un razionale sistema sanitario, valorizzandone i punti di forza e imponendo la fuoriuscita della politica dagli ospedali trasformati in serbatoi elettorali. Adesso si presenta alla Calabria un conto salato e si vorrebbe scaricarne le conseguenze sui calabresi già penalizzati per avere una pessima sanità pur pagando un prezzo altissimo. C’è stata leggerezza e arroganza. Nonostante i disastri della sanità, si è continuato a gestire in allegria e addirittura a consentire a direttori generali e burocrati di preparare candidature alla Regione. Se si trattasse di un’azienda privata, l’amministratore delegato, dinanzi a dati che documentano la sua inefficacia plateale, non potrebbe stare al suo posto un minuto di più”.

Pippo Callipo

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