Solidarietà al sindacalista Daniele Carchidi (Nidil-Cgil)

“In Calabria si scherza col fuoco ma a rimetterci sono sempre i giovani, mentre la politica non dà risposte e quelli che io ho definito “prenditori” scappano con la borsa piena che una Regione malaccorta gli ha riempito senza adoperare cautele né effettuare monitoraggi sulle imponenti cifre erogate. La vicenda Phonemedia e Soft4web che insieme ad altre aziende sono costate finora alla Regione forse 25 milioni di euro, è tutto questo. Da un lato i nostri giovani, che rivendicano il sacrosanto diritto al lavoro, dall’altro il pressappochismo della politica, che quando i nodi vengono al pettine lascia soli i giovani e i bravi sindacalisti come Daniele Carchidi della Nidil-Cgil che non si lasciano intimorire e fanno il loro mestiere. Qui è urgente andare oltre la solidarietà e mettersi assieme per salvare il salvabile”.

1 thought on “Solidarietà al sindacalista Daniele Carchidi (Nidil-Cgil)

  1. Le due formazioni elettorali in campo incontreranno i cittadini la sera del
    primo maggio, parlernno dei programmi elettorali, accenneranno al lavoro e alla
    disoccupazione perché è un tema ricorrente, esalteranno ognuno le proprie
    capacità di combattere la disoccupazione, ma rimane il punto fermo che un
    Comune, un’Amministrazione comunale, nulla possono in termini di “creazione di
    posti di lavoro” secondo l’espressione usuale.
    Vorrei piuttosto che si cogliesse l’occasione per discutere la possibilità di
    utillizzare le disponibilità finanziarie della Regione Calabria per dare
    lavoro. provvisorio e non definitivo che questo non è possibile, anche fino a
    50.000 giovani.
    Un lavoro per tre-quattro mesi all’anno, a tempo pieno e non a mezza giornata,
    con paga regolare e contribuzione assicurazione e previdenziale regolare.
    Un lavoro di prima entrata, l’avvio di un giovane all’attività lavorativa
    anche quando non ha possibilità proprie.
    Un lavoro anche a giovani studenti, affinché alcuni posano garantirsi le spese
    essenziali anche quando le famiglie non possono.
    Un lavoro produttivo, non di mera assistenza, niente affato il solito “lavoro
    socialmente utile”.
    Certezza che nessuno verrà assunto in via defin itiva con quei fondi
    regionali, patto chiaro che le assunzioni stabili non devono passare per questa
    via.

    E’ possibile?
    Pagare un salario part-time per 12 mesi e per 10.000 giovani gettati allo
    sbaragllio è stato possibile, con il guadagno extra delle organizzazioni che ci
    stanno dietro e di chi le sostiene.
    I fondi per l’occupazione distribuiti alle imprese si traducono generalmente
    in inganno, quest’anno sono 5 milioni d’euro.
    Non conosco le voci del bilancio regionale, leggo sulle pagine die giornali
    due cose fondamentali: il susseguirsi di truffe e il malcostume di prestazioni
    chiamate consulenze pagate a peso d’oro, la dichiarazione d’impotenza dinnanzi
    all’uso dei fondi europei.
    Io penso che ci siano i fondi per pagare salari e stipendi a 50.000 giovani
    calabresi per soli tre-quattro mesi all’anno. Corisponde il tutto a circa
    15.000 posti stabili, a fronte dei 10.000 dei call-center.
    Tipo di lavoro. Lavoro manuale soprattutto, lavori forestali, di mantenimento
    e miglioramento del territorio, di forestazione. Non al servizio dei comuni,
    non spazzini, non persone a disposizone de sindaci per i loro affarucci e in
    sostituzione dei loro compiti istituzionali. Niente verde delle villette e
    simili, ma strutture, piccole strutture nuove.
    Lavoro d’ufficio, ma esclusivamente per freare qualcosa di nuovo, non per
    lasciare i giovani mano nella mano, gettati in un locale a perditempo. Lavoro
    di rilevamento degli archivi storici ei comuni e degli enti locali, ma anche
    delle chiese e delle curie. Lavoro di formazione.
    Lavoro di rilevamento del territorio in funzione del rischio sismico,
    individuare quegli edifici, quelle parti di abitato, che potranno crollare in
    occasione di un terremoto come quello dell’Aquila, non come quello del
    Giappone.
    Lavoro di monitoraggio dei cantieri. Attrezzare giovani con macchine
    fotografiche e registri, e registrare il corso dei lavori, i macchinari
    presenti in cantiere, l’avanzamento delle opere. Quello che sarebbe il giornale
    dei lavori.
    E’ possibile rivendicare?
    Forse si, forse no. Ma è doveroso dirci la vertà: il mercato non può offrire
    il lavoro per tutti.
    La guerra alla Libia assicurerà il mantenimento di una certa economia, il
    superamento provvisorio di una crisi che può aggravarsi, per altri 10-15 anni.
    Una boccata d’ossigeno per il grande capitale europeo e anche, in qualche modo,
    per l’occupazione. Non per l’occupazione dell’Italia Meridionale e di tutte le
    zone “depresse” d’Europa.

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