Sconfiggere il partito unico della spesa pubblica


Gli imprenditori sani sanno bene che il connubio politica-prenditori-criminalità è il buco nero di questa terra. Non lo invento io questo connubio. E’ la storia della Calabria che da quel connubio è condizionata. Chiunque voglia parlare di Calabria o scriverne la storia, non può fare a meno di seguire i flussi della spesa pubblica, dove sono finiti e come sono stati gestiti. Le forze sane, della politica, delle associazioni e della società, dovrebbe impegnarsi con un pizzico di coraggio in più, per sconfiggere il partito unico della spesa pubblica che muove la politica calabrese. Spesa pubblica che, in tutti questi anni, è finita nelle tasche di pochi, se è vero com’è vero, che lo sviluppo in Calabia rimane ancora un miraggio e le fasce della povertà si allargano a vista d’occhio. Questa è quasi un’equazione matematica. Se, nonostante il mare di soldi qui affluiti, la Calabria è l’ultima regione del Paese, ha un “Pil” impresentabile e una bassa qualità della vita, qualche domanda dobbiamo farcela. I fondi comunitari avrebbero dovuto consentirci di uscire dall’Obiettivo 1, dal novero delle aree sottosviluppate e invece siamo sempre qui a piangerci addosso ed a lamentarci delle nostre precarie condizioni economiche e sociali. A nostra disposizione abbiamo solo il voto, questa volta dobbiamo usarlo bene, usarlo liberamente e nell’interesse della Calabria. Io credo di non dire un’eresia, mi pare il minimo che possa fare giunti a questo punto e avendo toccato il disastro con mano in ogni settore, dalla sanità ai trasporti. Altro che voto utile o scelte del meno peggio! La Calabria affonda, e altri cinque anni di questa politica parolaia e improduttiva sarebbero la fine. Abbiamo infatti capito come funziona. Più spesa pubblica finisce con l’essere gestita con finalità esclusivamente assistenziali e clientelari, meno futuro riserviamo ai nostri figli. Solo la gestione trasparente dei flussi di risorse pubbliche e la riqualificazione rigorosa della spesa, che abbia come unico obiettivo lo sviluppo e il rilancio dell’occupazione vera, possono essere l’antidoto alla corruzione e al malaffare, nonché un argine alle infiltrazioni mafiose. Si possono fare tutte le leggi che si vuole, ma se non si incide questo bubbone scandaloso non otterremo risultati e non fermeremo la corruzione. A quanto pare, però, la politica nazionale ha deciso di non occuparsi del “caso” Calabria, lo considera marginale e considera la Calabria una regione difficile, sembra che si dica: se la sbrogli da sé! Senza capire che la Calabria è un caso nazionale, in grado di esportare i pessimi esempi di politica e di amministrazione. Si sta commettendo un grave errore: lasciare la Calabria nelle mani di capobastone, politici spregiudicati che da 50 anni fanno il bello ed il cattivo tempo mentre un’intera regione soffre e la mafia diventa più potente, non è saggio né mi pare un buon investimento politico. Circa poi la magistratura, che io rispetto per la sua nobile funzione, io la penso così da sempre: in una terra difficile come la nostra, il malaffare politico, causa del sottosviluppo calabrese, tocca alla politica sconfiggerlo non alla magistratura. Purtroppo, almeno fino ad ora, non sembra sia stato possibile unire quanto di meglio c’è in Calabria con quanto di meglio c’è nel Paese. Ma provarci non mi pare possa essere una delle opzioni che ci è data, oggi provarci per noi calabresi che siamo innamorati di questa terra è un obbligo morale.

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